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Posti di lavoro e energie rinnovabili: cresce la domanda sia in Italia che all’estero.

Secondo il report “Renewable energy and jobs”, curato da Irena, l’occupazione nelle rinnovabili ha raggiunto nel mondo 12,7 milioni di unità. Solo nel 2021, 700 mila nuovi posti di lavoro. Ma occorrono catene di approvvigionamento stabili. Crescono i mercati nazionali.

L`Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena) e l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), pubblicando il rapporto “Renewable energy and jobs”, presentato nel corso del Global Clean Energy Action Forum di Pittsburgh, Stati Uniti, hanno dato i numeri degli impiegati nel settore delle rinnovabili nel 2021.  Secondo il report, infatti, l’occupazione nelle rinnovabili ha raggiunto nel mondo 12,7 milioni di unità e, tra le rinnovabili al più alto tasso di occupazione, troviamo l’energia solare: il fotovoltaico è il settore in più rapida crescita che, nel 2021, ha garantito 4,3 milioni di posti di lavoro, vale a dire più di un terzo dell’attuale forza lavoro globale nel settore delle energie rinnovabili.

Come andiamo in Italia?

Anche in Italia, come nel resto del mondo, il settore delle rinnovabili garantisce una costante crescita occupazionale alla cui base ci sono fattori quali il cambiamento climatico, la generale ripresa post Covid—19 e l’interruzione della catena di approvvigionamento, che contribuiscono a rendere i mercati nazionali più solidi sia per sostenere la spinta verso l’industrializzazione dell’energia pulita, sia per la capacità di esportazione delle tecnologie rinnovabili.

Quali consigli per i governi e quali politiche virtuose da attuare?

«Di fronte a numerose sfide, i posti di lavoro nelle energie rinnovabili si confermano resistenti e hanno dimostrato di essere un motore affidabile per la creazione di occupazione.  Il mio consiglio ai governi di tutto il mondo è di perseguire politiche industriali che incoraggino l’espansione di posti di lavoro dignitosi nel settore delle energie rinnovabili sul territorio nazionali», osserva Francesco La Camera, direttore generale di Irena, secondo il quale «la promozione di una catena di valore nazionale non solo creerà opportunità commerciali e nuovi posti di lavoro per le persone e le comunità locali, ma contribuirà a rafforzare l’affidabilità della catena di approvvigionamento e a una maggiore sicurezza energetica in generale».  Parole accompagnate dai fatti: il rapporto mostra, infatti, che un numero crescente di Paesi sta creando posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili. La Cina, che spinge molto sull’eolico offshore e da sola rappresenta il 42 per cento del totale globale, è seguita da Ue e Brasile con il 10% ciascuno e da Stati Uniti e India con il 7 per cento ciascuno.

Sulla stessa lunghezza d’onda, le parole del direttore generale dell’Oil, Guy Ryder: «Al di là dei numeri, esiste una crescente attenzione per la qualità dei posti di lavoro e le condizioni di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, per garantire un’occupazione dignitosa e produttiva.  La quota crescente di occupazione femminile suggerisce che le politiche e la formazione dedicate possono migliorare in maniera significativa la partecipazione delle donne alle occupazioni nel settore delle energie rinnovabili, l’inclusione e, in ultima analisi, il raggiungimento di una transizione giusta per tutti».

Chi crea più posti di lavoro e in quale settore?

Provando poi a geolocalizzare questa “fame lavorativa” di rinnovabili, scopriamo (o forse riscopriamo) che la Cina è il principale produttore e installatore di pannelli solari fotovoltaici, oltre a creare un numero sempre più crescente di posti di lavoro nel settore dell’eolico offshore.

Tra le note dolenti, il ruolo dell’Africa è ancora limitato, ma il rapporto sottolinea che vi sono crescenti opportunità di lavoro nel settore delle energie rinnovabili decentralizzate, soprattutto a sostegno del commercio locale, dell’agricoltura e di altre attività economiche.

Tra le sorprese che non ti aspetti, ecco il Messico, il principale fornitore di pale per turbine eoliche, mentre il Brasile si conferma il principale datore di lavoro nel settore dei biocarburanti, ma sta anche aggiungendo numerosi posti di lavoro nelle installazioni eoliche e solari fotovoltaiche.

E se la Cina, come abbiamo già detto, spinge molto sull’eolico offshore, è nella logica delle cose trovare gli Stati Uniti sempre più concentrati nel costruire una base industriale nazionale per il nascente settore dell’eolico offshore.

Lavoro sì, ma dignitoso, tutelato e adeguatamente retribuito.

Ma il rapporto di Irena non dimentica di parlare di lavoro come dignità per la persona, invitando i governi a formulare pacchetti di politiche complete, comprendenti la formazione dei lavoratori, al fine di garantire posti di lavoro dignitosi, di alta qualità, ben retribuiti e diversificati, nel perseguimento di una transizione equa.

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