L’impianto di messa a terra: a cosa serve? Facciamo un ripasso, ma soprattutto controlliamo di averlo.

Sembra assurdo ma ancora ci sono interi edifici che scoprono di non avere la messa a terra. Recentemente un palazzo di più piani della nostra città, costruito negli anni 70, ha scoperto, facendo lavori di manutenzione, di non avere l’impianto di messa a terra ed è naturalmente dovuto correre urgentemente ai ripari. In questi anni si è parlato molto di manutenzione straordinaria, merito dei vari bonus edilizi, eppure pochi hanno verificato l’impianto elettrico e la messa a terra. Sembrerebbe che l’ultimo dei pensieri sia verificare se l’impianto elettrico è ancora sicuro oppure sia il caso di adeguarlo, certificarlo e ricordare che anche le certificazioni, in particolare quella della messa a terra, scadono e vanno rinnovate. A cosa serve l’impianto di messa a terra? La risposta è semplice: l’impianto di terra è fondamentale per la sicurezza delle persone che possono accidentalmente entrare in contatto con cavi elettrici o manufatti sotto tensione elettrica, che non sono correttamente isolati, e quindi rimanere folgorate. La norma CEI 64-8 prevede che l’impianto di terra sia costituito da dispersori (picchetti), da conduttori di protezione (i cavi giallo-verdi che si trovano nelle prese di corrente) e dal dispositivo più importante di tutti: il differenziale (o salvavita), che interrompe automaticamente l’alimentazione al circuito o al componente elettrico in modo che, in caso di guasto nel circuito o nel componente elettrico, non possa persistere una tensione di contatto presunta superiore alla tensione di contatto di limite convenzionale. Tale interruzione che deve avvenire in un tempo determinato, in seguito al verificarsi di un guasto suscettibile di provocare, attraverso il corpo in contatto con le masse, la circolazione di una corrente pericolosa. L’insieme di questi tre elementi e la loro manutenzione costituiscono la protezione delle persone. Senza di essi un banale guasto può provocare la morte di una persona, che accidentalmente viene a contatto con una parte metallica dell’impianto. Quando nasce l’obbligo di messa a terra? Un po’ di storia. Vista l’importanza della funzione di questo impianto, l’obbligo di “mettere a terra” le parti metalliche esposte al contatto accidentale delle persone, e che soltanto per difetto di isolamento potrebbero trovarsi sotto tensione, si trova già nel Testo definitivo delle Norme per l’esecuzione e l’esercizio degli impianti elettrici adottato nell’anno 1910. Avvicinandoci ai giorni nostri, troviamo la Norma CEI 11-1:1965, che prevede, per la protezione contro i contatti diretti nei sistemi di I categoria, l’obbligo che “le parti in tensione debbano essere sottratte al contatto accidentale delle persone” ad esempio proteggendo dal contatto con le parti nude in tensione mediante schermi metallici messi a terra. Analoga prescrizione si trova anche per i sistemi di II e III categoria. Il Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955, n. 547 “Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro” introduce un’importante novità normativa perché, all’articolo 271, prescrive che “le parti metalliche degli impianti ad alta tensione, soggette a contatto delle persone e che per difetto di isolamento o per altre cause potrebbero trovarsi sotto tensione, devono essere collegate a terra. Il collegamento a terra deve essere fatto anche per gli impianti a bassa tensione situati in luoghi normalmente bagnati od anche molto umidi”. La legge 1° marzo 1968, n. 186 “Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari, installazioni e impianti elettrici ed elettronici” introdusse poi l’obbligo di realizzare a regola d’arte gli impianti elettrici, prevedendo che i materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici debbano essere realizzati secondo le norme del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI) si considerano costruiti a regola d’arte. L’obbligo di dotare gli impianti elettrici di impianti di messa a terra e di interruttori differenziali ad alta sensibilità o di altri sistemi di protezione equivalenti è indicato successivamente dall’articolo 7 della Legge 5 marzo 1990, n. 46 “Norme per la sicurezza degli impianti”. Sarà, invece, il Decreto del Presidente della Repubblica 6 dicembre 1991, n. 447 “Regolamento di attuazione della legge 5 marzo 1990, n. 46, in materia di sicurezza degli impianti” a consentire l’adeguamento degli impianti elettrici già realizzati mediante sezionamento e protezione contro le sovracorrenti, posti all’origine dell’impianto. Obbligo rimarcato dal Decreto 22 gennaio 2008, n. 37 “Regolamento concernente l’attuazione dell’articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante il riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici”. Infine, i nuovi impianti elettrici devono essere realizzati a regola d’arte e, quindi, negli impianti utilizzatori di bassa tensione (Sistema TT), si deve eseguire il coordinamento fra i dispositivi di protezione a corrente differenziale e l’impianto di terra, come prescritto dalla Norma CEI 64-8. Tale norma, la cui prima edizione risale al 1984, è stata poi più volte aggiornata nel corso degli anni, sino ad arrivare all’attuale ottava edizione, pubblicata nel 2021.  Essa costituisce oggi la normativa tecnica di riferimento per la realizzazione degli impianti elettrici e di messa a terra. L’importanza della certificazione dell’impianto e della messa a terra e della loro manutenzione. Come ricorda la Norma CEI 64-8, però, non bisogna solo realizzare un impianto a regola d’arte, occorre anche verificarlo durante l’installazione ed al suo completamento prima di essere messo in servizio, allo scopo di assicurarsi che sia stato realizzato in conformità con le prescrizioni normative. Le prove e le misure per verificare l’efficacia della protezione, mediante interruzione automatica dell’alimentazione, sono descritte nella Parte 6 della Norma CEI 64-8. Nei sistemi TT occorre misurare la resistenza RE del dispersore, al quale sono collegate tutte le masse e verificare la caratteristica e l’efficienza del dispositivo differenziale, al fine di rispettare la relazione anzidetta. Al termine delle verifiche, poi, ci ricorda la Norma (articolo 6.4.4), deve essere prodotto un rapporto per la verifica iniziale, compilato e firmato dalla persona che ha eseguito la verifica e consegnato al committente unitamente alla Dichiarazione di Conformità. Concludiamo ricordando che l’impianto di messa a terra è fondamentale per la sicurezza: realizzare correttamente un impianto elettrico non è solo un obbligo di legge, ma è soprattutto una questione di sicurezza delle persone. Da ciò deriva l’importanza di affidarsi

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