Un interruttore magnetotermico è un dispositivo in grado di interrompere tutte le correnti che passano nell’impianto elettrico, compresa la corrente di cortocircuito (e, per questo motivo, deve essere installato a monte di ogni circuito da proteggere). L’interruttore magnetotermico infatti si attiva grazie a due dispositivi: uno sganciatore magnetico e uno termico, che intervengono nel momento in cui vengono sottoposti ad un sovraccarico di corrente.
Mentre il primo assicura, al sopraggiungere della corrente di cortocircuito, l’apertura del circuito in tempi brevissimi, il secondo, composto da due lamine accoppiate che possiedono un coefficiente di dilatazione termica diverso, porta in caso di aumento della corrente la temperatura delle lamine ad aumentare fino a provocare la deformazione; quando giunge ad una deformazione critica il sistema fa intervenire un meccanismo che apre l’interruttore.
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Il funzionamento magnetotermico è quindi il frutto dell’azione combinata dei due dispositivi dell’interruttore magnetotermico che abbiamo appena visto: essi intervengono nel momento in cui il circuito collegato a valle viene sottoposto ad un sovraccarico di corrente, cioè ad una corrente superiore rispetto a quella di normale utilizzo del carico stesso (corrente nominale del circuito).
L’azione combinata dei due sganciatori determina l’intervento dell’interruttore in tempi che dipendono dalla sua caratteristica d’intervento. Se l’interruttore è della tipologia da utilizzare nel caso di impianti domestici e similari, infatti, deve rispondere alla norma EN 60898-1 (CEI 23-3/1), per i quali sono previsti tre tipi di caratteristiche di intervento che si differenziano soprattutto per la corrente di intervento istantaneo .Gli interruttori per uso industriale, invece sono rispondenti alla norma EN 60947-2 – CEI 17-5 e solitamente prevedono la possibilità di regolare sia lo sganciatore termico sia quello magnetico.